4-8 novembre: la rassegna stampa di HTValue sull’innovazione
Democrazia digitale e green New Deal
Su MicroMega è uscita un’interessante intervista a Francesca Bria, una delle massime esperte di Rete e organizzatrice di Decode, evento sull’innovazione tecnologica che si è svolto a Torino il 5 e il 6 novembre.
“Proponiamo una visione per la società digitale che sia rispettosa dei valori democratici e che favorisca una reale partecipazione dei cittadini – spiega Bria a MicroMega – E questa sfida per la sovranità digitale vogliamo metterla al servizio della transizione ecologica e di un ambizioso Green New Deal”. Per rilanciare una politica progressista che faccia svoltare la società Bria sottolinea: “Si tratta di proporre un nuovo e rinvigorito progetto politico che possa indirizzare questa rivoluzione industriale (big data, AI, algoritmi) alla soluzione dei reali problemi ambientali ed economici che abbiamo di fronte: dalla transizione ecologica alla modernizzazione delle infrastrutture fino alla rivitalizzazione della partecipazione. Bisogna usare le tecnologie digitali per ottenere una sostenibilità sia sociale che ambientale”.
La docente dell’Imperial College di Londra parla anche del significato di mettere il cittadino al centro dell’agenda tecnologica, trattato sul libro che ha scritto con Morozov sul concetto di smart city: ”Significa che la digitalizzazione non può partire dalla mera tecnologia (sensori, big data connettività), ma deve partire dai problemi reali delle persone: il diritto alla casa, una mobilità sostenibile ed efficiente, la lotta al cambiamento climatico, più diritti per i lavoratori precari della gig economy e la rivitalizzazione delle forme di partecipazione democratica. Solo dopo bisogna chiederci come la tecnologia, se governata in maniera democratica, può aiutarci a raggiungere questi obiettivi”.
Infine Francesca Bria si sofferma sui temi e alcuni ospiti di Decode, come la ministra per l’Innovazione Tecnologica e la Digitalizzazione Paola Pisano, con cui spesso si è confrontata, e sulla questione delle monete virtuali come principale minaccia al monopolio delle banche centrali.
Di innovazione HTValue ha parlato anche nella settimana precedente al 4-8 novembre.
Ecomondo e Key Energy 2019
Martedì 5 novembre si è svolto a Rimini Ecomondo e Key Energy 2019, un appuntamento sulle energie rinnovabili e sull’economia circolare e verde, che ha visto la partecipazione di 30 paesi con 1300 espositori, visitatori di 150 paesi, 500 buyer provenienti dalle principali zone strategiche del business, in particolare dalla Cina.
Uno dei focus più interessanti riguarda le soluzioni digitali: “acqua 4.0, per il miglioramento dell’efficienza, pianificazione e gestione con maggiore sostenibilità economica e ambientale” spiega Quotidiano.net. Un altro focus importante è quello sulle startup italiane e internazionali.
Tra gli argomenti essenziali dell’evento sicuramente c’è quello che concerne lo sviluppo e l’evoluzione sostenibile delle città. “Ma a Ecomondo sarà protagonista anche la Commissione Ue – sottolinea ancora Quotidiano.net – con l’Agenzia europea dell’ambiente (Aea): nella sua area in fiera organizzerà sessioni informative sulle opportunità europee di finanziamento, su sprechi alimentari, plastica, mobilità sostenibile e smart building, oltre a illustrare i risultati ottenuti con i programmi europei”.
Vantaggi e svantaggi del multi cloud
Un’azienda nella sua trasformazione digitale ha bisogno di architetture IT flessibili, scalabili, affidabili che riescano a supportare le applicazioni più innovative e abbiano il miglior rapporto tra prestazione e costi. Pertanto nel mondo del business molti decidono di affidarsi al multi cloud, come spiega un articolo di Zerounoweb.it del 4 novembre.
Il giornalista Riccardo Cervelli, molto competente in materia, dedica molto spazio ai vantaggi di lavorare in multi cloud: “Il cosiddetto multi tenant cloud, cioè il multi cloud che ricorre a “nuvole” di provider diversi e concorrenti fra loro, permette alle aziende clienti di evitare la dipendenza (lock-in) da un unico fornitore. Un secondo vantaggio per cui le aziende ricorrono al multi cloud è la business continuity. Altro motivo per la scelta del multi cloud è la possibilità di scegliere, di volta in volta, su quale acquistare uno specifico servizio in base al migliore rapporto prestazioni-costi (cost-effectives). Ultimo, ma non meno importante vantaggio del multi cloud, è quello di permettere la creazione di ambienti geograficamente distribuiti che consentono di aumentare le performance applicative in regioni specifiche, ottemperando nel contempo a compliance relative alla localizzazione dei dati”.
Ma il multi cloud prevede anche delle criticità: “Non è detto che tutte le aziende, al di là di utilizzi controllati di offerte cloud differenti soprattutto in ambito SaaS abbiano reali vantaggi dall’investimento su più di un public cloud per servizi IaaS e PaaS – nota Cervelli – Se è vero che qualche servizio può costare meno su una “nube” diversa da quella prescelta, l’eventuale risparmio ottenibile “tradendo” il partner potrebbe essere vanificato da maggiori costi di provisioning e di integrazione. Infatti, come fanno notare in molti, finora i maggiori cloud provider si sono ben guardati da rendere le API (Application Programming Interface) dei loro servizi simili, se non identiche”.
In conclusione l’autore propone delle strategie per lavorare al meglio in multi cloud e come gestire al meglio questo ambiente virtuale, poi elenca i principali fornitori come Amazon Web Services (AWS), Microsoft Azure, Google Cloud Platform e IBM Cloud, senza dimenticare “operatori meno noti al grande pubblico ma specializzati in infrastrutture di comunicazione e IT”.
Self-reflection on Effective Learning by Fostering the use of Innovative Educational Technologies. In una parola: SELFIE.
Ad un anno del lancio di SELFIE (acronimo di “autoriflessione su un apprendimento efficace mediante la promozione dell’innovazione attraverso le tecnologie per la didattica”), lo strumento gratuito online promosso dalla Commissione Europea, Agenziacomunica.net scrive un articolo di inizio settimana per fare un bilancio sull’uso fatto finora da studenti, insegnanti e dirigenti scolastici.
Fino ad ora si contano 450.000 utenti, ma si stima che arriveranno a 500.000 entro la fine dell’anno. “Sono lieto che così tante scuole diverse utilizzino SELFIE, strumento che aiuta insegnanti e studenti a discutere come utilizzare al meglio le nuove tecnologie nell’insegnamento e nell’apprendimento e ne potenzia le competenze digitali”, ha commentato Tibor Navracsics, Commissario per l’Istruzione, la cultura, i giovani e lo sport e responsabile del Centro comune di ricerca, in occasione di questo primo anniversario. “Le scuole stesse sono organizzazioni di apprendimento e con SELFIE possono misurare il percorso digitale già compiuto e definire le tappe successive” riporta Agenziacomunica.net.
SELFIE, grazie all’interazione degli utenti e ai feedback raccolti, viene costantemente migliorato. Sono state aggiunte nuove funzionalità e “Nel 2020 verranno sviluppati altri materiali di sostegno e di formazione, compreso un corso MOOC per le scuole su SELFIE e su come gli insegnanti possono utilizzarne i risultati per migliorare l’insegnamento e l’apprendimento con il supporto delle tecnologie digitali – prosegue l’articolo – A gennaio 2020 è previsto anche il lancio di una versione di SELFIE destinata all’istruzione e formazione professionale basata sul lavoro”.
L’Agenzia online parla anche di come nasce il progetto e da chi è stato sviluppato in ambito Commissione Europea, così come riflette sull’utilizzo della profilazione, spiegando che “Tutte le risposte a SELFIE sono anonime e non vengono raccolti dati personali. I dati non vengono utilizzati per stilare una graduatoria delle scuole o dei sistemi d’istruzione”. Infine viene spiegato come il fine del piano d’azione messo in atto nel 2018 dalla Commissione punti “a rafforzare le competenze digitali in Europa e a sostenere l’uso innovativo delle tecnologie digitali nell’insegnamento e nell’apprendimento”.
L’armonia uomo-macchina è possibile
Uno dei tanti eventi recenti che riguardano l’uso della tecnologia è stato CIBUS TEC, svoltosi a Parma. Un importante argomento ruota attorno alla questione se sia possibile o meno l’armonia tra uomo e macchina. Una risposta convincente è arrivata da Omron Electronics con l’Omron TM Collaborative Robot.
“Il sistema di controllo universale KREL VIEWER 4.0, basato sul PC Xpectia FH e telecamere Omron, ha prestazioni elevate e rendimento eccezionale, in grado di soddisfare i requisiti più severi – spiega Tecnelab.it – Gli algoritmi intelligenti, sviluppati dalla casa madre giapponese, e la tecnologia di illuminazione Photometric Stereo Light rendono KREL VIEWER 4.0 robusto e affidabile per qualunque applicazione, a qualsiasi velocità, per la massima produttività”.
“Il rivoluzionario sistema di controllo universale KREL SMART CONTROL, basato su telecamere All-In-One MicroHAWK Omron con ottica, processore, illuminazione e comunicazione integrati – prosegue l’articolo di Tecnelab.it – ridefinisce invece il mercato dei sistemi di controllo, offrendo la soluzione completa per superare tutte le sfide delle attività di ispezione in qualsiasi condizione, grazie a caratteristiche come l’estrema facilità di utilizzo, la comunicazione ad alta velocità, la funzione di autofocus con lente a cristalli liquidi e fattore di forma ridotto”.
Massimo Porta, General Manager di Omron ha rilasciato alcune dichiarazioni a margine della manifestazione: “L’automazione industriale è un processo del quale non dobbiamo avere paura, anzi, bisogna comprenderlo e capire che il lavoro umano e quello della macchina possono integrarsi e potenziarsi a vicenda, L’Italia non può rinunciare all’innovazione industriale”.